Le
Corbusier esprime un giudizio estremamente negativo sulla morfologia e
sulle condizioni di vita della città contemporanea. Egli è
convinto che l'uomo moderno sia stato sorpreso e sopraffatto dalle conseguenze
che la rivoluzione industriale ha provocato sulla città e sul territorio.
Questi effetti vengono giudicati da Le Corbusier fatali per l'uomo
che abitava le città devastate dalla rivoluzione industriale.
Tutto ciò è avvenuto senza alcuna reazione da parte dell'uomo
e ha trasformato le città in luoghi caotici, inefficiente e disumana.
In
primo luogo la città dell'età industriale è insicura:
è una città dove gli edifici si accatastano, dove le strade
sono strette, rumorose e sporche, dove crescono in modo spropositato le
abitazioni. Le grandi città diventano così troppo dense per
la sicurezza degli abitanti.
In
secondo luogo la città industriale è disumana:
questo perché sono state abolite le condizioni di natura, ed è
così prevalso il disprezzo nei confronti dell'uomo.
Ma
la città industriale è soprattutto disordinata:
ciò perché si è costruito senza logica, senza un progetto,
in modo caotico.