Per Le Corbusier esiste
uno stretto rapporto fra classificazione della popolazione e morfologia
della città. Non a caso nelle città progettate dall’urbanista
francese, i diversi quartieri della città sono abitati da persone
che appartengono ad uno stesso gruppo sociale; per esempio, i cittadini
sedentari e i lavoratori trascorro il loro tempo per metà nelle
città giardino, per metà nel centro città, ma non
occupano mai altre zone della città stessa. Altro esempio è
fornito dalle masse popolari: esse trascorrono la loro giornata fra le
fabbriche e le città giardino e quelli sono gli unici luoghi in
cui la loro presenza è prevista. Nonostante questo, Le Corbusier
sostiene che questo rigoroso rapporto fra classificazione della popolazione
e morfologia della città è destinato a mutare nel tempo:
rimarrà l’idea di fondo, ma, essendo la morfologia della città
legata alla struttura sociale, le trasformazioni della città moderna
renderanno necessario ripensare la distribuzione spaziale stessa. Le Corbusier
propone tuttavia un modello teorico, utile per esemplificare la propria
teoria. Egli, infatti, propone un modello di distribuzione della popolazione
per una città di circa 3.000.000 di abitanti: 1.500.000 circa,
appartenenti ad un massimo di due classi sociali, vengono collocati in
città (nelle zone cintura attorno al centro), mentre altrettanti
vengono collocati nelle città giardino. Pensare la morfologia significa
quindi sempre per Le Corbusier anche pensare la classificazione e la distribuzione
della popolazione.