La solitudine L'amore Enrico Brizzi Alberto nebbiolo

La solitudine  

LA SOLITUDINE.
"Fu come vano
sospiro
il desiderio improvviso di uscire
da me stesso
di vivere la vita
di tutti
d'essere come tutti
gli uomini di tutti
i giorni.

Non ebbi io mai sì grande
gioia, né averla dalla vita spero.
Vent'anni avevo quella volta, ed ero
malato. Per le nuove
strade del Borgo il desiderio vano
come un sospiro
mi fece suo.

Dove nel dolce tempo
d'infanzia
poche vedevo sperse
arrampicate casette sul nudo
della collina,
sorgeva un Borgo fervente d'umano
lavoro. In lui la prima
volta soffersi il desiderio dolce
e vano
d'immettere la mia dentro la calda
vita di tutti,
d'essere come tutti
gli uomini di tutti
i giorni"

Da Umberto Saba, "Borgo"

Nella poesia "Il Borgo" un Saba ventenne propone la propria "ricetta" per salvarsi dalla solitudine e dall'isolamento: confondersi con gli altri e gettarsi nel caldo flusso della vita di tutti. Tuttavia se "essere come tutti gli uomini di tutti i giorni" significa da un lato sciogliere il proprio sofferto sentimento di solitudine nell'adesione ai modi di vita della gente più semplice dall'altro questo tentativo implica anche la consapevolezza della sua difficile realizzabilità e della sua evanescenza di sogno.

Altri autori hanno affrontato da angolazioni diverse il problema della solitudine, della incomunicabilità e dei difficili, se non conflittuali, rapporti generazionali.
Kafka, autore dell'ormai celebre "Lettera al padre", può venire a buon diritto considerato come il capostipite ideale di quella copiosa schiera di scrittori che dopo di lui decisero di addentrarsi nell'analisi di una tematica di difficile risoluzione: il confronto generazionale.
…"Ma non tutti i bambini hanno la perseveranza e l'intrepidezza di cercare la bontà finchè la trovano"…
…"Io disimparai a parlare"…
Da Kafka, "Lettera al padre".

La stessa tensione si rileva anche nel libro di Tozzi "Con gli occhi chiusi". Il nodo cruciale che lega Tozzi a Kafka è il rapporto conflittuale con il padre, carico di conseguenze negative per il figlio vittima; entrambi furono oppressi nella realtà biografica da un padre prepotente che tolse loro la possibilità di un maturo sviluppo psicologico.

Mentre Kafka e Tozzi parlano dal punto di vista dell'adolescente, del figlio, di colui che sembra essere destinato a rivestire il ruolo dell'eterno sconfitto, un'autrice contemporanea, Lidia Ravera, sottopone all'attenzione dei lettori un testo scritto da una madre, la quale esula dal prototipo del genitore "assente" e "distante", indirizzando al figlio consigli, attenendosi ai quali egli riuscirà a costruirsi un promettente futuro, consigli che, forse, non sarebbe mai riuscita a dispensare verbalmente. E' il tema della precarietà del futuro a costituire il fulcro del discorso della donna; precario , certo, e sconosciuto è il futuro, ma ciò che spaventa maggiormente è l'incertezza, l'annebbiamento del presente.


L'amore

Anche il mondo poetico si è interessato alla dimensione "giovani-realtà". Ricordare a tal proposito il grande poeta francese Prévert.

LES ENFANTS QUI S' AIMENT

Les enfants qui s' aiment s' embrassent debout
Contre les portes de la nuit
Et les passants qui passent les dèsignent du doigt
Mais les enfants qui s' aiment
Ne sont là pour personne
Et c' est seulement leur ombre
Qui tremble dans la nuit
Excitant la rage des passants
Leur rage mèpris leurs rires et
Leur envie
Les enfants qui s' aiment ne sont là pour personne
Ils sont ailleurs bien plus loin que la nuit
Bien plus haut que le jour
Dans l'èblouissante clartè de leur premier amour.

Jacques Prévert

TRADUZIONE

I RAGAZZI CHE SI AMANO

I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è soltanto la loro ombra
Che trema nel buio
Suscitando la rabbia dei passanti
La loro rabbia il loro disprezzo i loro risolini
La loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Loro sono altrove ben più lontano della notte
Ben più in alto del sole
Nell'abbagliante splendore del loro primo amore.


L'AMORE per noi ragazzi è una cosa fondamentale, eppure gli adulti molte volte non ci comprendono, credono che non possa esistere amore vero alla nostra età. Ma non è così! Proviamo sentimenti sinceri, non amiamo per interesse. La gente che ci deride e ci disprezza alcune volte lo fa per invidia, oppure perché non sa cosa voglia dire amare davvero. Ridono quando ci vedono piangere e non capiscono che stiamo soffrendo veramente. Ma I RAGAZZI CHE SI AMANO non danno peso a queste chiacchiere e sono felici nel loro amore. Non si nascondono e non hanno paura di dimostrare i loro sentimenti.


Nella letteratura contemporanea può essere interessante a questo proposito la poesia di Mallock:

Se non potete essere una via maestra,
siate un sentiero;
se non potete essere il sole
siate una stella;
siate il meglio di qualunque cosa siate.


Qui viene proposto un modo per accettarsi così come si è, indipendentemente da modelli prefissati.


Enrico Brizzi  

Tanti sono stati gli autori contemporanei che si sono occupati dei giovani e delle loro problematiche: il più famoso è di sicuro Enrico Brizzi, autore di "Jack Frusciante è uscito dal gruppo", da cui è stato tratto il film omonimo, interpretato da Stefano Accorsi e Violante Placido.
In questo libro, esordio narrativo di Enrico Brizzi, sono trattati i problemi giovanili. Perché J. Frusciante, chitarrista dei Red Hot Chili Peppers, è uscito dalla sua band? Stavano arrivando il successo, i soldi, la sicurezza: perché se ne è andato, girando le spalle a quanto sembra calamitare i desideri di tutti? Il "vecchio Alex" ( 17enne protagonista di questo libro) ha capito perché J. Frusciante è uscito dal gruppo. Sfrecciando lungo le strade che dal centro di Bologna salgono verso le colline sopra S.Mamolo, dove stava l'amata Aidi (4 mesi d'amore senza baci e senza sesso) prima che partisse per l'America, gli sembra ad ogni pedalata , di fare la stessa cosa, di praticare la stessa arte da quando, in pochi mesi, si è trasformato da studente modello, apprezzato dalle proff. e dalle studentesse semprevergini del bigio liceo Caimani, in uno skazzato tardo-adolescente. E ora il vecchio Alex ha imparato a cogliere i particolari e a difendersene "in una società in cui un 17enne non se la sente di avere come compagno di camera un ragazzo che usa valigie più a buon mercato delle sue".
Prendere le distanze giuste per diventare se stessi è un'arte che dura tutta la vita ma che va praticata presto. Anche per un grande amore c'è la distanza giusta da tenere? Forse può essere grande quanto l'oceano di troppo che si è messo tra Alex e Aidi. Oppure può essere corta come la parola fine. Sarà per questo che il vecchio Alex, mentre sfreccia per Bologna ha gli occhi lustri? O, come sostiene Brizzi, che lo conosce bene, è solo per la velocità che prende quando- il vecchio Alex- comincia a filare via veloce come il vento?

 

Alberto Nebbiolo  

Ci piace, a conclusione di questa carrellata, proporre alcuni esempi di un giovane poeta, quasi nostro coetaneo, che ha frequentato in anni recenti la nostra stessa scuola.


ANGELO RIBELLE

Voglio le tue ali
di carta piegate
che sanno volare sul vento.
E' solo il sogno
Di un angelo senz'ali.

Dammi quelle due ali
Sento il cielo che mi invita
E la terra che mi rinnega
Perché voglio volare.
No, non sarà
Il volo di un'aquila
E non potrò giocare
Con gli usignoli
Sulle spighe di grano.
Ma mi basta solo vedere il cielo
E dirti di che colore è
Realmente sopra di noi.

Voglio volare come un angelo di carta
E poi mi ritirerò
Nella vergogna del fango
Per aver profanato il cielo
O sarò ribelle come un angelo caduto
Bestemmiando la miseria di questa terra
A cui sono inchiodato.
13/04/1994 ALBERTO NEBBIOLO


Un po' tutti noi siamo degli ANGELI RIBELLI, che hanno il desiderio di volare lontano. Ci sentiamo incompresi e vogliamo realizzare i nostri sogni. A chi non è mai capitato di voler evadere da questo mondo che molte volte ci opprime e ci va stretto? Chi non ha mai "bestemmiato" verso la terra e verso il cielo? Chi non ha mai avuto "un giorno di dolore" come dice un grande cantautore italiano, Ligabue, "perché la vita non ti viene come la vorresti te"? Questa è la nostra cruda realtà; il mondo a volte isola noi giovani, ci lascia in un angolo e non ci dà la possibilità di esprimerci come vorremmo. Chiediamo solo un po' di libertà e comprensione anche a chi attribuisce ai giovani immaturità e superficialità. Siamo i figli di quella borghesia che ci vuole vedere tutti perfetti, senza il piercing, il tatuaggio e l'orecchino al naso, dimenticandosi quello che aveva fatto nel '68, in quella rivoluzione di cui si parla ancora oggi!

RISVEGLIO

Svegliarsi
Da un sogno
Che si è sempre
Creduto reale
E scoprire
Che
Non è
Mai
Esistito..

17/08/1993 ALBERTO NEBBIOLO


PAURA DI SOGNARE

Ho percorso tante strade
Inseguendo le chimere
Che si nascondevano
Tra i giunchi
Che sembravano essere divelti
Dal vento e dalla nebbia

Mi han portato ad una radura
Ad un laghetto
Per vedere in volto una sirena
E poi fuggire.

Ho percorso tante strade
Inseguendo chimere
Per capire
Di aver paura
Di sognare.

07/08/1993 ALBERTO NEBBIOLO


A tutti noi ragazzi è successo, succede e succederà di svegliarci un giorno e renderci conto che un qualcosa a cui tenevamo davvero era solo un sogno, che è svanito e ha lasciato dentro di noi una grande amarezza! Sono le delusioni, che però ci aiutano a crescere. Ci fanno capire che tutte le cose non sono eterne, e alcune di loro addirittura sono un miraggio: è così che crollano i nostri miti! L'importante è non "fossilizzarsi" sugli stereotipi che la società a volte ci impone! Bisogna guardare la realtà e soprattutto essere ottimisti, pensare che il giorno che verrà sarà migliore di quello che è trascorso, senza però abbandonare i nostri sogni, che sono quelli che ci aiutano a guardare avanti. Quindi sogniamo senza mai dimenticare il mondo reale che è fatto di tanti avvoltoi pronti a speculare sulle nostre aspirazioni.