Nella città moderna
l’uomo non può realizzare la propria natura: in essa, a detta di
F.L. Wright, la felicità consiste unicamente nell’ammucchiarsi in
modo disordinato. Ciò è conseguenza diretta del fatto che
ogni grande città non viene progettata, bensì costruita secondo
il criterio dell’accentramento non pianificato. Se le orecchie dei nostri
predecessori erano riempite da suoni e rumori naturali come il canto degli
uccelli, il fruscio del vento e degli alberi, i suoni prodotti dagli animali,
nella città moderna il cittadino è tormentato dal rumore
e dal frastuono meccanico della grande città.
Alla degenerazione dell’ambiente
fisico corrisponde quella dello spirito: il cittadino diventa nella città
moderna una sorta di macchina, un parassita dello spirito, privo di creatività;
il caos che regna sovrano nella metropoli priva coloro che la abitano della
capacità di comprendere, meditare e riflettere. La vita nelle grandi
città porta l’uomo, in ultima analisi, a spezzare quel legame unico
con la natura che caratterizza ogni essere vivente.